Il cantico di un esule – San Vincenzo de’ Paoli

San Vincenzo de’ Paoli († 1660), sacerdote, fondatore della Congregazione della Missione e, con la collaborazione di Santa Luisa de Marillac, della Congregazione delle Figlie delle Carità, stava viaggiando da Marsiglia a Tolosa, quando assalito da alcuni corsari turchi che lo fecero prigioniero e, messo in catene, lo condussero al pubblico mercato per esservi venduto. Difatti, dopo esser passato vicendevolmente dalle mani di due o tre maumettani, cadde nella mani di un cristiano di Nizza, che, rinnegata la fede, era diventato mercante nella città di Tunisi. Questo suo nuovo padrone era peggiore dei precedenti e assai più feroce nel maltrattarlo. Nonostante i crudeli maltrattamenti, il Santo continuava a mostrarsi mite e sereno, e fu proprio questa sua invitta pazienza a fare viva impressione nell’animo del padrone e specialmente in quello della moglie, che cominciò a comprendere come quello “schiavo cristiano” avesse qualcosa di speciale. La donna, una mattina, si recò dal Santo e gli disse: “Vincenzo, cantateci qualche canzone della vostra religione”. “Ah!, signora mia, – rispose San Vincenzo – non può chi è lontano dalla sua patria e dalla sua Chiesa cantare inni di esultanza. Come potremo noi cantare in terra straniera? Vi ha però nella mia religione un cantico che si addice a me povero esule ed io lo voglio ripetere”. E, così dicendo, intonò con tanta dolcezza e mestizia di voce la Salve Regina che commosse fino alle lacrime i suoi duri padroni. Da quel giorno essi furono vinti dalle virtù del Santo e, dopo non molto, partirono da Tunisi per ritornare in grembo alla Chiesa. Così il Santo della carità, con l’aiuto della Vergine, liberava se stesso dalle catene corporali e ridonava ai suoi padroni la santa libertà dei figli di Dio.

Proposito: recitare la Salve Regina per la conversione dei peccatori.

(dal Messalino “La mia Messa: La Messa di ogni giorno”, Anno X vol. IV, Frigento (AV), Casa Mariana Editrice, 2016, cit., pp. 65-66)