L’umiltà a scuola dei Santi – San Leopoldo Mandic

L’umiltà faceva sempre tenere presente a San Leopoldo Mandic (†1942), l’onore e la gloria a Dio. ‘Sono un servo inutile – diceva il Santo – faccio quello che devo fare’. Non si fidava di se stesso. Non voleva dare benedizioni se era presente o vicino il Padre Guardiano; e, se le volevano proprio da lui, gliene chiedeva il permesso. Per qualche benedizione speciale, poi, andava dal superiore, gli si inginocchiava davanti e aspettava che gli dicesse di si o di no. Chi è umile, è buono, delicato e compiacente. Non è veramente umile chi non è anche mansueto; chi non sa tacere anche se ha ragione lui; chi, urtato o molestato o intralciato; perde la calma e dice quello che non dovrebbe dire. ‘Umile e mansueto era il Cuore di Cristo – diceva il Santo – e devo tenergli dietro’. L’umiltà e la mansuetudine di San Leopoldo si fondavano ogni volta nella grande misericordia che egli usava verso i peccatori nel sacramento della Riconciliazione, confessando tanti e tanti che si inginocchiavano ai suoi piedi.

Proposito: Ripetere più volte la giaculatoria “Gesù mite e umile di Cuore, rendi il mio cuore simile al tuo”

(dal Messalino “La mia Messa: La Messa di ogni giorno”, Anno XII Vol. I, Frigento (AV), Casa Mariana Editrice, 2017, cit., pp. 295-296)