Giuristi per la vita. Intervista a Gianfranco Amato.

Gianfranco Amato

Uno dei frutti della seconda Marcia nazionale per la Vita, organizzata dall’Associazione Famiglia Domani, dal Movimento Europeo Difesa Vita (Mevd) e da tante altre sigle pro life nel maggio dell’anno scorso – la terza edizione si terrà a Roma il prossimo 12 maggio – è stato la nascita dei “Giuristi per la vita”.
L’Associazione, che ha come Presidente l’avvocato Gianfranco Amato e come Vice-Presidenti il Prof. Mario Palmaro e l’avvocato Aldo Ciappi – intende «promuovere, difendere e tutelare il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale – dice lo Statuto – come fondamento di tutti gli altri diritti. Nel concetto di vita viene ricompresa la struttura naturale della famiglia, intesa come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, il diritto dei genitori ad educare i propri figli e la libertà di professare pubblicamente la propria fede religiosa».
“Giuristi per la vita” vuole offrire un «sostegno concreto sul piano consultivo ed operativo a coloro che, per qualsiasi ragione connessa alla loro attività o alle loro convinzioni manifestate a favore della vita umana, fosse colpito da esposti, minacce, diffide, azioni giudiziarie, da parte di persone, enti pubblici o privati, offrendo loro, se del caso, adeguata difesa tecnica facendo riferimento ad una rete di professionisti sparsi sul territorio nazionale che sarà costituita secondo tempi e modalità da stabilirsi». Del consiglio direttivo dell’Associazione, fanno parte don Gabriele Mangiarotti, Giacomo Rocchi e gli avvocati Elisabetta Frezza, Stefano Spinelli, Gian Paolo Babini, Maristella Paiar, Patrizia Fermani. Si sono già associati numerosi avvocati da tutt’Italia.


Avv. Amato, perché avete deciso di occuparvi della vita in termini di diritto?

La cronaca quotidiana dimostra che il bio-diritto gode di ottima salute nelle aule giudiziarie: dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo fino all’ultimo giudice monocratico di un Tribunale di periferia. Per questa ragione, occorre urgentemente operare umilmente e con determinazione per affermare la vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale.

Che cosa intendete fare, in pratica?

Costituire una task force operativa e affiatata di giuristi, avvocati, filosofi del diritto, docenti, studenti, capace di diventare un utile strumento nella lotta in difesa della vita. Questa’iniziativa vuole anche dimostrare che la Marcia per la Vita non è solo testimonianza. Al contrario, vuole dar voce ad un popolo, generare una presenza culturale, creare sinergie e di aggregare intelligenze in difesa del diritto sacrosanto e sempre inalienabile della vita.

I “Giuristi per la vita” come considerano la posizione di coloro che sui temi della vita sono pronti a fare compromessi?

Chi si illudeva che la Legge 194 avrebbe limitato il ricorso all’aborto – accettando tale normativa come male minore – è stato smentito dall’utilizzo strumentale del concetto di “tutela della salute psichica della donna”, che ha concesso a quest’ultima un pieno e assoluto diritto di vita e di morte nei confronti del nascituro. Chi si illudeva che la Legge 40 avrebbe limitato gli abusi della fecondazione assistita – accettando tale normativa come male minore – è stato smentito dagli interventi giurisprudenziali di magistrati eugenisti, che stanno smantellando ciò che di positivo contempla quella legge. Chi si illudeva che la somministrazione della pillola abortiva RU486 sarebbe avvenuta con ricovero in una struttura sanitaria pubblica – accettando l’applicazione della Legge 194 come male minore – è stato smentito dal riconoscimento alla donna del diritto al rifiuto delle cure ospedaliere, che ha portato, di fatto, all’aborto a domicilio. Potremmo continuare.

Quello europeo può diventare un ambito del vostro intervento?

È già un ambito in cui dover intervenire. Basti pensare al recente pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sulla legge 40. Dovremmo creare un network europeo. Penso, ad esempio, agli amici del Christian Legal Center, di Advocates International, di Human Dignity Watch, e dell’A.D.F.

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